Interventi Educativi #1-2022 - Lettera ai lettori

Interventi Educativi 1-2022

Gentili lettori, gentili lettrici,


Le foto di questo numero mi riportano alla fantasiosità libera e ondivaga dei panni stesi nella città in cui sono nato. Era una festa di colori e forme che all’aria andavano verso il cielo: forme libere, ondeggianti, fluttuanti, divaganti, mobili e cangianti; era come un pavese di un complesso e articolato bastimento in procinto di partire per il cielo lungo le scie del pur minimo alito di vento. I balconi e i cortili profumavano di pulito, di fresco e di rinnovato, come di una continua primavera e invitavano, quando comodo, a passarci dentro e in mezzo; in mezzo al pulito e all’ondivago e cedevole insieme. Era davvero curioso seguire la cerimonia dello stendere con il cumulo dei panni raccolti nel catino che si disfaceva distendendosi al cielo mentre chi lo apriva, mia madre più spesso, teneva le mollette fra le labbra o le dita fermando il filo che si affollava, con un suo ordine?, di forme variegate e colorate. Nulla di così festoso è visibile in città, forse ancora mi capita qualche volta a Venezia nei canali più remoti di Castello, di Cannaregio e di Santa Croce e nei paesi; perdita di una fatica certo, ma forse anche di un momento di distensione. Perdita di una gratuita gioia dell’occhio che colloquiava con l’arrotolarsi e lo svincolarsi degli indumenti, bandiere dell’intimità di ogni casa. Ma se una perdita si registra, una mostra ci sarà: c’è sicuramente qualcuno che ha fatto di questa perdita, ma anche di questa cerimonia fatta di una fatica come lasciata al sole e al vento per dileguarsi una performance acclamata da critici stupefatti e presentata da curatori con una lunga scuola di affabulanti, seduttive e spesso artificiose, artefatte e ripetitive narrazioni che ci inducono, per una struggente nostalgia, ad entrare. Uscendo poi con la convinzione che non si è così lontani da ciò che si è visto, che qualcosa ancora giace nei sedimenti della memoria della propria pelle: resta il desiderio, quindi, di ritrovare la strada della propria creatività, fosse pure quella minima (oggi minima?) di come apparecchiare con divertimento una tavola per gli ospiti.

Buona lettura,

Francesco Caggio

Ì