Interventi Educativi #2 - Lettera ai lettori

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Gentili Lettrici, Gentili Lettori,

questo numero propone una serie di riflessioni sull’abitare; abitare inteso sia nel suo senso più corrente e concreto di avere e di risiedere in una casa sia nel suo significato simbolico e metaforico di avere una dimora, di essere presso di sé, di essere nella propria pelle, in sé e con sé avendo anche un luogo dove poter mettere o rimettere radici. Per questo ci paiono illuminanti le parole di M. Heidegger (1952):

“ Là dove la parola abitare parla ancora in modo originario, essa dice anche fin dove arriva l'essenza dell'abitare. Bauen (costruire), buan, bhu, beo, sono infatti la stessa parola che il nostro bin (sono) nelle sue varie forme: ich bin (io sono), du bist (tu sei), la forma imperativa bis (sii). Che significa allora: ich bin, io sono? L'antica parola bauen, a cui si ricollega il "bin", risponde: "ich bin", "du bist" vuol dire: io abito, tu abiti. Il modo in cui tu sei e io sono, il modo in cui noi uomini siamo sulla terra, è il Buan, l'abitare. Esser uomo significa: essere sulla terra come mortale; e cioè: abitare. L'antica parola bauen, secondo la quale l'uomo è in quanto abita, significa però anche, nello stesso tempo, custodire e coltivare il campo (den Acker bauen), coltivare la vigna. Il Bauen inteso in questo senso di abitare, cioè come essere sulla terra, rimane però, per l'esperienza quotidiana dell'uomo, ciò che il nostro linguaggio indica molto bene come quello che fin da principio è "l'abituale" (das "Gewohnte"). Abitare, esser posti nella pace, vuol dire: rimanere nella protezione entro ciò che ci è prossimo e che ha cura di ogni cosa nella sua essenza. Il tratto fondamentale dell'abitare è questo aver cura. Esso permea l'abitare in ogni suo aspetto. L'abitare ci appare in tutta la sua ampiezza quando pensiamo che nell'abitare risiede l'essere dell'uomo, inteso come il soggiornare dei mortali sulla terra. Un tal bauen (nel senso di coltivare) si limita a proteggere, a proteggere la crescita che porta di per sè i suoi frutti. Qui, ciò che ha edificato la casa è stata la persistente capacità di far entrare nelle cose terra e cielo, i divini e i mortali nella loro semplicità. Essa ha posto la casa sul versante riparato dal vento, volto a mezzogiorno, tra i prati e nella vicinanza della sorgente. Cerchiamo di riflettere sull’essenza dell’abitare… la vera crisi dell’abitare consiste nel fatto che gli uomini sono sempre ancora in cerca dell’essenza dell’abitare, che essi devono anzitutto imparare ad abitare. Non può darsi che la sradicatezza dell’uomo consiste nel fatto che l’uomo non riflette ancora per niente sulla autentica crisi dell’abitazione, riconoscendola come la crisi?”
(M. Heidegger, "Costruire, abitare, pensare, Uomo e spazio, Secondo colloquio", in M. Heidegger, "Saggi e discorsi", traduzione italiana a cura di Vattimo G., Ugo Mursia Editore, Milano, 1991)

Buona lettura, Francesco Caggio

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